Sembra che l’intelligenza
possa essere coltivata, come la pazienza. Specialmente se ci si fa aiutare
dalla musica. Diversi studi e ricerche
dimostrano, infatti, come la musica faccia bene al cervello, più di altre
attività, in particolar modo se s’inizia a studiarla da bambini. Che si tratti
di avere una formazione musicale generica o che s’impari a suonare uno
strumento, non necessariamente a livello professionale, l’importante è che,
presto o tardi, ci si avvicini alla musica.
Studiare musica fin da piccoli
influenza la plasticità del cervello, determinandone quindi un maggiore
sviluppo. Bambini e ragazzi che studiano musica per anni non diventeranno per
forza grandi concertisti, ma di certo saranno più intelligenti. E con intelligenza
non s’intendono soltanto le abilità logico-linguistiche o il rendimento
scolastico, ma anche la capacità di socializzazione o il benessere psicologico.
Suonare, infatti, non coinvolge solo l’udito, anzi: richiede una buona
coordinazione dei movimenti, una rapida integrazione degli stimoli visivi,
uditivi e motori e, se fatto in gruppo, migliora la capacità di ascoltare gli
altri e di rispettarne i tempi.
Una ricerca
dello psicologo Glenn Schellenberg dell’università di Toronto, pubblicata su Psicological Science, ha coinvolto 144 bambini di sei anni, divisi in tre
gruppi: il primo ha ricevuto lezioni di musica (pianoforte e canto), il secondo
ha seguito un corso di teatro e il terzo non ha partecipato ad alcuna attività
creativa. All’inizio e alla fine della ricerca, i bambini sono stati sottoposti
a un test d’intelligenza e il risultato ha mostrato come i musicisti avessero
registrato un incremento del quoziente intellettivo maggiore degli altri. Altri
esperimenti di questo tipo sono arrivati alle stesse conclusioni: negli
istituti in cui la musica fa parte delle materie insegnate con regolarità, gli
allievi hanno un miglior rendimento generale e meno problemi disciplinari.
Gli studi dimostrano
che i risultati migliori si ottengono iniziando da piccoli, in genere prima dei
nove anni di età, ma le stesse ricerche suggeriscono anche che non è mai troppo
tardi per imparare a suonare uno strumento musicale. Il periodo di tempo dedicato
alla formazione sembra invece essere cruciale: si parla infatti di almeno dieci
anni. Tuttavia, il mantenimento dei vantaggi non fa affidamento sull’attività
continuata: i benefici del fare musica, anche a tempi alterni e nel corso della
vita, non si scordano e non si perdono. Tra questi, ve ne sono anche sul lungo
periodo: la musica, infatti, ridurre gli effetti del declino cognitivo,
contrastarlo, o combattere addirittura il possibile insorgere dell’Alzheimer.
Continuare a suonare dopo i 60 anni, dunque, non può che fare bene.
Sembra quindi che la
musica possa essere molto più di un semplice svago, e non soltanto una
professione. Purtroppo, ancora oggi, l’educazione musicale viene spesso riservata
solo a quei bambini che hanno talento, in quanto linguaggio considerato
difficile, senza considerare che non necessariamente si deve diventare
direttori d’orchestra per poter beneficiare della musica.